Gastronomia

Il Fazzino di Bormida (fazzen)
Prodotto tipico della cucina tradizionale di Bormida, dove viene cucinato ancora oggi con gli ingredienti tramandati dalle nonne, con i sapori ed i profumi di un tempo. A partire dal 15/10/17 il Fazzino di Bormida è riconosciuto come prodotto De.Co del Comune di Bormida.
Molto simile al pane di patate, utilizzate in quantità maggiore per rendere l’impasto ancora più morbido, viene lavorato manualmente, lasciato lievitare in maniera naturale e cotto nel forno a legna.
Il gusto particolare del Fazzino è dovuto alla cipolla che viene utilizzata  dopo essere stata tagliata sottile ed ammorbidita con olio; è ottimo anche farcito con salumi e formaggi.
Il Fazzino è il re incontrastato sulla bancarella della Pro Loco di Bormida, che da alcuni anni lo sta promuovendo ovunque lei vada.

I “fazzini sulla stufa” (fazzegni ‘n zimma a stiva)
Diffusi in tutta la Valbormida, di cui rappresentano una delle massime espressioni culinarie. Uniscono un’estrema semplicità di preparazione ad un sapore intenso ed indimenticabile.
Sostanzialmente si tratta di una pasta di farina, patate e sale (come quella per fare gli gnocchi) che, una volta pronta, viene stesa con il mattarello fino a raggiungere lo spessore di circa mezzo centimetro (o poco più). La sfoglia ottenuta va poi tagliata in piccoli fazzolettini di circa 7-8 cm, cotti poi direttamente sulla piastra della stufa.  Se non avete una stufa a legna non temete…abbiamo una soluzione anche per questo: cuoceteli in una padella antiaderente, senza olio o altro, il risultato sarà buono comunque.
Una volti pronti il loro condimento tipico è rappresentato da un intingolo di olio e aglio.
Esiste anche una versione più “grande” di questo piatto che prende il nome di Lisotto (tipica di Pallare): in questo caso invece di stendere un’unica sfoglia la pasta va divisa in pezzetti che, stesi singolarmente assomigliano ad una sorta di piadina di 20 cm circa; la cottura è ovviamente sempre la stessa.

Le Frittelle (frisciöi)
Un classico della cucina ligure, sono frittelle molto semplici, ma anche molto piacevoli, che si possono fare in varie maniere. Stemperare la farina in acqua sino a che non si ottenga una amalgama, o pastella, abbastanza fluida. Questo qualche ora prima del momento della preparazione delle frittelle.
Unire al momento di cuocere, un po’ di sale, lievito in bustina, e due rossi d’uovo.
Rimescolare bene e, quindi, mettere a friggere a cucchiaiate in olio fine d’oliva molto caldo.
Raggiunta la perfetta doratura fare scolare le frittelle tirandole su con un colino a buchi; passarle poi in carta straccia perchè diano bene tutto l’olio superfluo e spolverare con pizzico di sale o zucchero . Servire calde.

La Torta di castagne
Tipica torta Bormidese , per la cui realizzazione viene utilizzata farina di castagne amalgamata a uova intere, zucchero, olio di oliva, acqua e lievito.
Il tutto versato in una teglia ,cotta in forno  caldo a 180° fino ad ottenere la giusta doratura.
Una volta sfornata si lascia riposare e raffreddare ,per poi decorarla con zucchero a velo dando sfogo alla propria fantasia

La castagna di Bormida
Prodotto tipico della nostra terra, nel passato ha sfamato intere generazioni permettendo la sopravvivenza a fasce  di popolazioni “deboli” grazie alle sue semplici varianti di cottura:

  • i “baletti”, castagne bollite ed insaporite con l’aggiunta nell’acqua di bollitura di sale grosso e finocchio selvatico;
  • Le “vgette”: un’antichissima tradizione prevede di scegliere le castagne più grosse e belle fra quelle messe a seccare e, poste in un sacco di rete, appenderle al piano terra del tec (seccatoio) per farle impregnare di fumo sprigionato dal fuoco. Nella notte di Natale si fanno cuocere in un paiolo ricolmo di acqua e paglia  con un peso che le tenga  sommerse per 5 ore;  quando l’acqua è quasi tutta consumata viene immerso nel paiolo un ferro rovente per far evaporare in pochi secondi l’acqua di cottura rimasta e poter finalmente consumare le castagne “vgette” che sanno di fumo e di tradizione.
  • Castagne e latte: castagne secche che vengono bollite e poi consumate immerse in una ciotola di latte freddo.
  • le “arrostite” cotte nella padella bucata sulla brace, insaporite a fine cottura con un buon bicchiere di vino e messe a riposare  per alcuni minuti in un sacco di juta  avvolte in fogli di carta per ultimare  la cottura con il proprio calore e renderle più gustose ed umide; ed infine le  castagne secche che venivano macinate per produrre farina oppure lessate, annegate nel latte di capra, costituendo un pasto prelibato (a volte l’unico della giornata) sulle tavole dei nostri nonni.

Baci di Bormida
Castagne secche fatte bollire ed asciugate, poi immerse nel cioccolato fondente fuso

Castagne con la panna
Castagne secche fatte bollire, poi decorate con la panna montata

Castagnotti
Farina di castagne, nocciole, miele, burro e uova amalgamati e modellati a forma di palline, cotte nel forno a legna

La Torta di riso
La si può trovare in tutta la vallata, sebbene cambi leggermente da un paese all’altro. A Bormida viene preparata con riso, latte, parmigiano, soffritto di cipolla, uova, burro, noce moscata e sale. Il tutto viene poi posto in una sfoglia, precedentemente stesa in una teglia, e cotto nel forno; quando è quasi cotta è bene dare una spennellata di uovo sbattuto sulla superficie, in modo da dare alla torta un colorito lucido e dorato.

La minestra di ceci
Viene consumata per tradizione al Giorno dei Morti. Gli ingredienti essenziali sono (oltre ai ceci ovviamente): patate, zucca, cipolle, erbe aromatiche e, da non dimenticare assolutamente, le costine di maiale.

I funghi fritti
Il non plus ultra degli amanti dei funghi. Si preparano con la cappella dei funghi porcini, soprattutto di quelli più grandi e maturi. La cappella va tagliata in strisce non troppo sottili che vanno poi passate nell’uovo sbattuto e nella polenta (o nel pane grattato). Una volta fritte e salate sono pronte.

Il cavolo navone (ravaco)
E’ un tipo di rapa primaverile o autunnale, molto usata un tempo, proveniente dai paesi Anglosassoni.
Si sviluppa a pelo di terreno, con forme diverse e particolari a seconda della varietà.
Può essere consumato cotto: come purè, lessato o stufato al forno e condito con olio extra vergine di oliva, mescolato ad altri ortaggi, in agrodolce  fritto come chips, o anche crudo in insalata.