Storia e tradizioni

Cenni storici
Di probabile origine medievale, secondo alcuni studi sulle strutture murarie delle case e della chiesa parrocchiale di San Giorgio la datazione del borgo storico potrebbe attestarsi al XV secolo. La parrocchia di Bormida venne resa autonoma da quella di Osiglia nel 1481; appare poi in un atto notarile del 1549 dove il marchese Alfonso II Del Carretto, signore del Marchesato di Finale, concedeva privilegi alla popolazione locale.
Seguì quindi le sorti del marchesato finalese con la dominazione spagnola nel XVII secolo; nel 1666 viene ricordato il passaggio di Margherita d’Asburgo, figlia del re di Spagna Filippo IV, che sostò a Bormida nel corso del suo viaggio verso Milano. Nel secolo successivo avvenne l’annessione nella Repubblica di Genova (1713) e il conferimento dell’autonomia comunale, essendo prima sottoposta all’amministrazione di  Osiglia. Subì nel 1796 devastazione e distruzione al passaggio delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte nella prima campagna d’Italia; una trincea fu realizzata presso le pendici del Ronco di Maglio poco prima della celebre battaglia di Montenotte del 12 aprile, di cui rimangono evidenti tracce.
Nel 1797 con la nuova dominazione napoleonica rientrò all’interno della Repubblica Ligure annessa al Primo Impero francese. Nel 1815 fu inglobata nel Regno di Sardegna,  come stabilito dal Congresso di Vienna del 1814 anche per gli altri comuni della Repubblica Ligure, e successivamente nel Regno d’Italia dal 1861.

Leggende e folklore
La prima chiesa di Bormida: la tradizione tramanda di una antica chiesa, in dialetto chiamata “M’scion”, forse una magione templare, situata in località Pisciarella, di cui al momento non si conosce l’esatta ubicazione, né si è al corrente di eventuali ruderi.
Leggenda sulla chiesa parrocchiale: avendo un giorno i Bormidesi deciso di costruire una chiesa, scelsero come un luogo al di sopra della attuale Contrada dei Fazi e cominciarono ad accumularvi sabbia trasportandola a spalla dal fiume. Sorsero però forti contrasti riguardo al luogo prescelto e, non riuscendo a trovare un accordo, si decise di fare una pausa di riflessione e preghiera. Ritornati poi sul posto non si trovò più traccia della sabbia e venne notato uno stormo di rondini volteggiare sul poggio antistante. Recatisi in quel punto gli uomini vi trovarono tutta la sabbia: di fronte al prodigio cessarono le discussioni e ripresero i lavori nella nuova ubicazione.
Leggenda sull’impronta di Orlando (la “zampa du Ruland”): si racconta che il paladino Orlando (in dialetto chiamato Ruland, secondo la dicitura francese), sia passato da qui lasciando la propria impronta su una roccia prossima alla vetta del Ronco di Maglio.